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La Copat ribadisce: “poche alternative, rischio cassa integrazione”
Parla il presidente della cooperativa che prestava servizio per la biblioteca: "abbiamo sempre garantito il lavoro e lo stipendio ai nostri soci, dal Comune gravi ritardi"
Parla il presidente della cooperativa che prestava servizio per la biblioteca: "abbiamo sempre garantito il lavoro e lo stipendio ai nostri soci, dal Comune gravi ritardi"
Due i punti principali affrontati: le presunte alternative di lavoro che Copat offrirà ai propri dipendenti e i ritardi nei pagamenti degli stipendi.
“La prima precisazione – scrive Andrea Ferraris – riguarda il personale Copat: non corrisponde al vero che la cooperativa potrà reimpiegare tali addetti perché ha sottoscritto altri contratti con Enti diversi.
Mai abbiamo dichiarato una tale possibilità, sia negli incontri con le organizzazioni sindacali che con gli Assessori e dirigenti competenti: ben volentieri avremmo voluto accadesse!
Al massimo, come purtroppo recentemente già capitato in altre situazioni di appalti ridotti drasticamente o improvvisamente terminati a causa della crisi generale degli Enti Locali, la cooperativa si renderà disponibile immediatamente a richiedere la Cassa Integrazione “in deroga” prevista dalle normative vigenti ed eventualmente concessa alla Regione.
Sicuramente manterremo il rapporto con i nostri soci sperando di poter offrire loro un’altra occupazione adeguata per mansioni alla loro professionalità e al loro contesto geografico di appartenenza.”
In riferimento ai presunti “stipendi da fame” denunciati dai sindacati di base, Copat precisa: “il personale è stato inquadrato secondo il contratto nazionale di lavoro Multiservizi (siglato da Confcooperative, Legacoop, Agci, Cgil, Cisl e Uil) ed il Regolamento Interno della cooperativa.” Inoltre: “I soci lavoratori di Copat hanno sempre ricevuto puntualmente ogni mese lo stipendio di loro spettanza e i versamenti contributivi sono stati sempre regolarmente effettuati nonostante i gravi ritardi, fino ad un anno, che l’Amministrazione ha generato nei pagamenti. Il monte interessi di mora maturato in questi quattro anni di contratto è pari infatti a circa 50 mila euro”.
“Pur comprendendo e rispettando i gravissimi problemi di finanza pubblica che stanno colpendo tutti i livelli dello Stato e degli Enti Locali, crediamo che secondo un’interpretazione corretta del principio di sussidiarietà, recentemente inserito nella Carta Costituzionale, anche nel caso dei servizi per la cultura sarebbe auspicabile un vero, concreto e sincero dialogo tra il privato sociale, quali sono le cooperative, e le Pubbliche amministrazioni proprio al fine di creare efficienza e risparmi che tanti anni di gestione pubblica non hanno certamente potuto creare”.