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Indagine fra i giovani: “gioventù disincantata ma non bruciata”
Cosa pensano i giovani del proprio futuro? Sono disposti a scendere a compromessi o no? E hanno fiducia nella meritocrazia? Un piccolo sondaggio con alcuni di loro ha provato a dare qualche risposta
Cosa pensano i giovani del proprio futuro? Sono disposti a scendere a compromessi o no? E hanno fiducia nella meritocrazia? Un piccolo sondaggio con alcuni di loro ha provato a dare qualche risposta
Alle prese con un sondaggio realizzato nel mese di maggio 2011 da parte di un gruppo di lavoro nell’ambito del Progetto Giovani, sono stati interpellati un centinaio di giovani tra i 19 e i 25 anni, e un gruppo di giovani adulti compresi nella fascia tra i 26 e i 35 anni. I risultati sono stati interessanti e meritano una riflessione.
Il tema del sondaggio riguardava la sfera lavorativa, la fiducia nella meritocrazia, oltre a una serie di domande provocatorie per testare fino a che punto i giovani scenderebbero (o siano già scesi, e con quali risultati) a compromessi per arrivare al tanto agognato “successo”.
Il 53% dei giovani studenti dichiara di vedere con incertezza al proprio futuro; per questo motivo, il 67% prende in considerazione l’ipotesi di andare all’estero, e più della metà sarebbe disposto ad un lavoro attinente ai propri studi anche se sottopagato. Da questi dati emerge sfiducia nel sistema meritocratico e di introduzione alla professione tipico del nostro Paese, ma è positiva la voglia di fare dei ragazzi, troppo spesso e troppo ingiustamente bollati come “incapaci e svogliati”.
Il tema del sondaggio riguardava la sfera lavorativa, la fiducia nella meritocrazia, oltre a una serie di domande provocatorie per testare fino a che punto i giovani scenderebbero (o siano già scesi, e con quali risultati) a compromessi per arrivare al tanto agognato “successo”.
Il 53% dei giovani studenti dichiara di vedere con incertezza al proprio futuro; per questo motivo, il 67% prende in considerazione l’ipotesi di andare all’estero, e più della metà sarebbe disposto ad un lavoro attinente ai propri studi anche se sottopagato. Da questi dati emerge sfiducia nel sistema meritocratico e di introduzione alla professione tipico del nostro Paese, ma è positiva la voglia di fare dei ragazzi, troppo spesso e troppo ingiustamente bollati come “incapaci e svogliati”.
Per quanto riguarda i giovani adulti, la situazione appare ancora più contraddistinta dall’insoddisfazione: ben l’86% vede con incertezza al proprio futuro. Questa fosca prospettiva non corrisponde, almeno sulla carta, alla disponibilità a cedere a compromessi, rifiutati dall’82%. Il 54% si dichiara contrario alle raccomandazioni, e l’86% non è intenzionato a infrangere la legge e a ricorrere alla corruzione.
Anche tra i 26 e i 35 anni il lavoro all’estero appare una buona soluzione: lo prende in considerazione il 65% degli intervistati. Tuttavia, a differenza dei più giovani, i lavoratori alle loro prime esperienze rifiuterebbero al 59% un lavoro sottopagato. L’etica sembra prevalere in queste risposte, anche se i dati italiani riguardo a corruzione e sfruttamento di compromessi e conoscenze risultano decisamente diversi.
La realtà è altro? Gli Italiani “predicano bene, ma razzolano male”? La domanda sorge spontanea, e forse la risposta si può ricercare almeno in parte nella sostanziale mancanza di fiducia nella meritocrazia: solo il 26% dei giovani lavoratori la vede realizzata. Se non si avverte realizzata la meritocrazia, purtroppo la strada verso mezzi illeciti (moralmente e legalmente) è aperta. I giovani che ancora studiano mostrano però meno pessimismo: pensano che il merito abbia influito sul loro percorso una volta su due.
Il ricorrere a “mezzucci”, sotterfugi, amicizie e conoscenze per la scalata professionale (obiettivo che a volte nemmeno si raggiunge e tantomeno si mantiene) purtroppo è realtà comprovata in questa Italietta, e la speranza di un riscatto grazie ai giovani probabilmente può essere alimentata soltanto approfondendo le capacità e la voglia di fare di coloro che potranno salvarsi e diventare cittadini consapevoli.
Anche tra i 26 e i 35 anni il lavoro all’estero appare una buona soluzione: lo prende in considerazione il 65% degli intervistati. Tuttavia, a differenza dei più giovani, i lavoratori alle loro prime esperienze rifiuterebbero al 59% un lavoro sottopagato. L’etica sembra prevalere in queste risposte, anche se i dati italiani riguardo a corruzione e sfruttamento di compromessi e conoscenze risultano decisamente diversi.
La realtà è altro? Gli Italiani “predicano bene, ma razzolano male”? La domanda sorge spontanea, e forse la risposta si può ricercare almeno in parte nella sostanziale mancanza di fiducia nella meritocrazia: solo il 26% dei giovani lavoratori la vede realizzata. Se non si avverte realizzata la meritocrazia, purtroppo la strada verso mezzi illeciti (moralmente e legalmente) è aperta. I giovani che ancora studiano mostrano però meno pessimismo: pensano che il merito abbia influito sul loro percorso una volta su due.
Il ricorrere a “mezzucci”, sotterfugi, amicizie e conoscenze per la scalata professionale (obiettivo che a volte nemmeno si raggiunge e tantomeno si mantiene) purtroppo è realtà comprovata in questa Italietta, e la speranza di un riscatto grazie ai giovani probabilmente può essere alimentata soltanto approfondendo le capacità e la voglia di fare di coloro che potranno salvarsi e diventare cittadini consapevoli.