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Livraghi lascia il cda del Teatro e avverte: “forse l’amianto non è il male peggiore”
Roberto Livraghi lascia il cda e sottolinea quelle che, a suo dire, sono state le scelte strategiche sbagliate e come, senza un accordo duraturo fra i soci e un piano di ampio respiro, l'esperienza del Tra possa presto giungere al capolinea
Roberto Livraghi lascia il cda e sottolinea quelle che, a suo dire, sono state le scelte strategiche sbagliate e come, senza un accordo duraturo fra i soci e un piano di ampio respiro, l'esperienza del Tra possa presto giungere al capolinea
Rimarcando il proprio impegno, volto, sottolinea Livraghi, a sostenere “come priorità il bene comune, il consolidamento di un progetto culturale che condividevo, la valorizzazione delle capacità professionali dei dipendenti (e il loro diritto al posto di lavoro)”, l’ex membro del cda ha però voluto lanciare un chiaro allarme per la situazione futura, che secondo lui si prospetta a tinte fosche anche al di là dei gravissimi danni provocati dalla dispersione delle polveri di amanto. Come dichiara, alla fine del suo comunicato: “In sede di bilancio di questa mia esperienza, vorrei dire francamente che temo che la vicenda dell’amianto, al di là dell’accertamento delle responsabilità, non sarà il problema peggiore per la nostra Fondazione. Senza la coesione tra i soci, senza finanziamenti adeguati, e soprattutto senza una volontà precisa e la sensibilità culturale necessaria, il progetto di ‘polo teatrale produttivo ma non solo’ sarà destinato a fare poca strada. Non si può gestire il teatro con logiche soltanto aziendalistiche o con visioni di corto respiro”.
Le ultime parole della sua lettera Livraghi le spende poi per Ring!, il festival della critica cinematografica giunto l’anno scorso alla nona edizione e che quest’anno sembra destinato a non svolgersi.