Martinotti: "l'export parla alessandrino: ma mancano le infrastrutture.."
Nel 2011 esportazioni record per 4 miliardi di euro. I consumi però sono fermi, come loccupazione. Le imprese fanno la loro parte, ma servono anche investimenti pubblici, dice il presidente della Camera di Commercio
Nel 2011 esportazioni record per 4 miliardi di euro. I consumi però sono fermi, come l?occupazione. ?Le imprese fanno la loro parte, ma servono anche investimenti pubblici?, dice il presidente della Camera di Commercio
Presidente Martinotti, si vede davvero la fine del tunnel? Imprenditori e lavoratori se lo chiedono con una certa apprensione…
Siamo a mio avviso alla terza fase della crisi. La seconda è partita dall’inizio del 2010, e si è conclusa nei mesi scorsi. Ora siamo in un momento in cui ci sono forti segnali di ripresa di alcuni indicatori, in primis le esportazioni. Mentre ristagna ancora l’occupazione. Ritengo decisivi i dati del secondo trimestre 2011, che avremo a disposizione a fine luglio. Se una certa tendenza sarà, come spero, confermata, potremo credo guardare con più serenità al 2012, anche sul fronte della ripresa occupazionale.
Focalizziamoci sulla provincia di Alessandria: è vero che c’è un vero boom dell’export?
Verissimo. Noi siamo in realtà sempre stati una provincia con una forte vocazione ad esportare, in primis nel manifatturiero. Nel primo trimestre di quest’anno c’è stato un exploit per metalli, meccanica, chimica-plastica e tessile. Un po’ meno l’alimentare, mentre il distretto orafo ha avuto una bella performance lo scorso anno, nel secondo trimestre.
Complessivamente, il nostro mercato estero è rappresentato per il 50% da Francia, Germania, Svizzera e Spagna. E per l’altro 50% dai Paesi del Bric (Brasile, Russia, India, Cina), a cui ultimamente si è aggiunto il Sudafrica. Ebbene, nel primo trimestre 2011 le nostre esportazioni, rispetto ad un anno prima, sono cresciute addirittura del 44,7%, e nei Paesi emergenti che ho citato addirittura del 66%. Sono numeri eccellenti, che ora andranno verificati e confermati nel resto dell’anno.
In termini assoluti siamo quindi tornati ad una situazione pre-crisi?
A fine 2010 avevamo superato nell’export il livello del 2008. L’anno record delle esportazioni per le imprese alessandrine rimane il 2007, ma procedendo con questo ritmo il 2011 potrebbe essere anche migliore. Il traguardo dei quattro miliardi di export è realistico, e sarebbe un segnale importante. Tenga conto comunque che la nostra provincia rappresenta il 13,1% delle esportazioni di tutta la Regione. E’ un dato rilevante.
E il mercato interno Presidente?
Eh, le dolenti note. Il fatturato complessivo cresce leggermente, ma è un dato fuorviante, legato per lo più all’aumento delle materie prime. La realtà è che la crisi qui c’è, eccome. Si sono fermati i consumi, un po’ in tutti i settori. Pensi all’edilizia, a quanto incide sul nostro territorio, e a come sta ristagnando da un paio d’anni a questa parte. Del resto io capisco anche certe scelte governative: con un debito pubblico come il nostro, e con l’Europa e le banche che ti dettano condizioni precise, i margini di manovra sono quelli che sono….
Ma?
Ma le imprese soffrono, e con loro tutto il sistema Paese. Del resto senza seri investimenti infrastrutturali pubblici siamo al palo, e lo vediamo tutti. Guardiamo al nostro territorio? Da quanto tempo parliamo di Terzo valico, di logistica, e concretamente non succede nulla? La realtà è che o Alessandria riesce a ragionare in termini di area vasta, e si collega da un lato a Genova, dall’altro anche a Novara, o finiremo tagliati fuori da tutto.
Investimenti infrastrutturali, dice lei. Sacrosanto: ma possibile che da noi debbano costare sempre il doppio che nel resto d’Europa?
Il doppio no, ma statisticamente almeno il 60-70% in più, confermo. E’ un meccanismo di costi occulti, che tutti conosciamo, e che nessuno finora ha voluto o saputo smantellare. Oggi però questo sistema non regge più, e danneggia per prime le imprese sane, e naturalmente i loro dipendenti, e un sistema di indotto che è il primo ad aver risentito della crisi degli ultimi anni. Ma riprendere ad investire, ripeto, è indispensabile. Ma lo sa che quarant’anni fa in Italia avevamo 4 mila chilometri di autostrade, più o meno come la Germania, e assai più di Francia e Spagna? Oggi siamo fanalino di coda, e la Spagna in particolare ci ha superati, sul piano delle infrastrutture, praticamente in ogni comparto. Queste dinamiche generano a cascata decadenza economica.
Senza contare la questione pagamenti: ormai il pubblico paga con tempi biblici, e molti privati rischiano addirittura di “saltare”, ossia il fallimento…
E’ un virus, che abbiamo creato noi italiani, e che sta infettando anche i Paesi vicini, dove un tempo era impensabile un pagamento oltre i 30 giorni, e dove oggi spesso ti senti porre la condizione: pagamento immediato, ma con lo sconto del 10%, oppure 90 o 120 giorni.
E per un territorio che vive di export come noi, ci manca soltanto questa..
Infatti. Ma visto che abbiamo puntato molto sui numeri, eccone un altro. L’Italia nel 2010 ha esportato merci per 318 miliardi di euro, ma ne anche importate per 365. Quindi come Paese siamo comunque in passivo. La nostra provincia, invece, ha esportato 3,85 miliardi di euro, e ha speso per importazioni soltanto 2,750 miliardi.
Il numero delle imprese sul nostro territorio diminuisce, ma aumentano le attività in mano a stranieri. E’ bene o male?
Le imprese a fine 2010 in provincia erano 47.877. Il fatto che diminuiscano leggermente è normale, in tempi di crisi generali. Il fatto che il 10% delle imprese sia ormai intestata a stranieri (che sono il 9% degli abitanti) io lo vedo come dato positivo. Sono in piccole attività di tipo artigianale, di persone che si integrano, producono, pagano le tasse e sostengono il sistema Paese.
In una fase come questa, cosa può fare la Camera di Commercio per aiutare davvero i suoi iscritti?
Innovare, sempre e comunque. Aiutare gli imprenditori a capire come si analizzano nuovi mercati, come si valutano i rischi, come si presidia un territorio estero dopo esserci entrati. Ma prima ancora aiutarli ad entrarci, dando per così dire la prima spinta all’altalena. Ci stiamo provando, con strategia e metodologie concertate anche a livello regionale, come Piemonte. Speriamo di ottenere risultati concreti.
Presidente Martinotti, lei è un imprenditore casalese, come il dottor Viale, che la precedette alla presidenza della Camera di Commercio. E’ una coincidenza?
(sorride, ndr..) Niente campanilismi, per carità. Casale è un territorio che ha molto sofferto la crisi, proprio perché fortemente orientato all’export. Ma sta ripartendo con entusiasmo. La mia azienda principale, che si chiama Emmebiesse, e fu fondata da mio padre, lavora tantissimo con l’estero, nel settore tessuti. Abbiamo due joint venture importanti in Egitto e Pakistan, e abbiamo saputo gestire questi anni difficili nel modo migliore. Bravi e fortunati, ci vogliono entrambi gli elementi. Diamo occupazione a una trentina di lavoratori a Casale, tra diretti e indotto, e a circa 150 nel mondo, con un fatturato di circa 12 milioni di euro. E l’estero è il nostro mercato principale.