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“Il porta-a-porta è meglio”
Per Raphael Rossi, Parisotto e Bertolo la raccolta stradale è un inutile ritorno al passato, la percentuale di differenziata calerà. Ma Bocchio difende il passaggio per ragione di costi
Per Raphael Rossi, Parisotto e Bertolo ?la raccolta stradale è un inutile ritorno al passato, la percentuale di differenziata calerà?. Ma Bocchio difende il passaggio per ragione di costi
Sul passaggio della modalità di raccolta rifiuti da porta-a-porta a stradale abbiamo sentito l’opinione di coloro che sono stati i sostenitori del primo metodo.
Raphael Rossi, da 3 settimane presidente di Asia Napoli, l’azienda dei servizi di igiene ambientale, chiamato dal nuovo sindaco de Magistris per estendere la raccolta porta-a-porta su tutta la città, è stato il vicepresidente dell’Amiat di Torino balzando agli onori della cronaca per aver rifiutato una tangente da parte dell’allora presidente denunciando tutto alla magistratura, e proprio a Torino curò l’attivazione del porta-a-porta per 420mila abitanti. Rossi è stato anche uno dei tecnici che si è occupato del passaggio al sistema di raccolta domiciliare ad Alessandria.
“Il porta-a-porta costa di più come oneri di raccolta ma di meno negli importi dello smaltimento. I sistemi possono raggiungere risultati di raccolta differenziata completamente diversi: tra il 60 e il 65 per cento per il porta-a-porta e solo il 20-30 per lo stradale. Per questo molte città italiane lo adottano, tra queste Torino, Asti, Novara e Verbania. Non c’è convenienza nel ritorno al vecchio metodo” sostiene Raphael Rossi.
“L’unica convenienza è per i conti delle società che gestiscono le discariche. Non è solo una questione di quantità ma di qualità della differenziata – continua l’esperto di rifiuti – anch’essa si abbassa in modo considerevole: con i bidoni su strada basta che un solo cittadino si comporti male per rovinare il lavoro di tantissimi altri”.
“A Novara, città assolutamente comparabile con Alessandria per dimensioni, popolazione e impianto urbanistico il porta-a-porta funziona benissimo” conclude Rossi.
È un errore anche per Paolo Parisotto, che dirigeva l’Amiu ai tempi del passaggio al porta-a-porta: “Ci accusarono di aver gonfiato gli organici per il porta-a-porta ma a vedere il piano finanziario dell’azienda risulta un ulteriore incremento, sia di personale sia di costi”. Anche Parisotto sostiene che “il peggioramento della percentuale di differenziata è scientifico, tutti i dati dell’Osservatorio regionale lo confermano”.
“Se fossi un amministratore pubblico chiederei all’azienda quanto costa tornare al vecchio metodo – commenta l’ex presidente di Amiu, Giorgio Bertolo – è un ritorno al passato che contrasta con l’attuale politica in materia di rifiuti. Basta passare in via Marengo per vedere quale sia il benvenuto a chi viene da fuori: una serie di cassonetti in strada”.
“La decisione dell’Amministrazione Comunale è stata dettata da ragioni di costi che il sistema porta a porta aveva sviluppato a livelli ritenuti ormai non più sostenibili dai cittadini, compresi gli innumerevoli disagi – dichiara il Presidente della Commissione Politiche Ambientali del Comune di Alessandria Mario Bocchio – Il passaggio dal sistema tradizionale al porta a porta integrale ha fatto aumentare del 25-30% i costi del servizio. Non ci fu un adeguamento della tariffa e di conseguenza i corrispettivi all’Amiu non coprivano i relativi costi. La conseguenza è stata una perdita d’esercizio strutturale della società che ha rischiato il dissesto economico-finanziario. A chi sostiene che la nuova modalità di raccolta ridurrà la percentuale della raccolta differenziata facciamo notare che già con il sistema integrale del porta a porta attuale, detta percentuale è passata dal 51 circa del 2008 all’attuale 48 per cento: ciò sta ad indicare che non dipende dalla modalità di raccolta ma dal comportamento e quindi dalla loro sensibilità e dal grado di educazione ambientale dei cittadini. La sensibilità – conclude Bocchio – si crea investendo in campagne adeguate e continue rivolte ai cittadini e con interventi educativi nelle scuole”.
Raphael Rossi, da 3 settimane presidente di Asia Napoli, l’azienda dei servizi di igiene ambientale, chiamato dal nuovo sindaco de Magistris per estendere la raccolta porta-a-porta su tutta la città, è stato il vicepresidente dell’Amiat di Torino balzando agli onori della cronaca per aver rifiutato una tangente da parte dell’allora presidente denunciando tutto alla magistratura, e proprio a Torino curò l’attivazione del porta-a-porta per 420mila abitanti. Rossi è stato anche uno dei tecnici che si è occupato del passaggio al sistema di raccolta domiciliare ad Alessandria.
“Il porta-a-porta costa di più come oneri di raccolta ma di meno negli importi dello smaltimento. I sistemi possono raggiungere risultati di raccolta differenziata completamente diversi: tra il 60 e il 65 per cento per il porta-a-porta e solo il 20-30 per lo stradale. Per questo molte città italiane lo adottano, tra queste Torino, Asti, Novara e Verbania. Non c’è convenienza nel ritorno al vecchio metodo” sostiene Raphael Rossi.
“L’unica convenienza è per i conti delle società che gestiscono le discariche. Non è solo una questione di quantità ma di qualità della differenziata – continua l’esperto di rifiuti – anch’essa si abbassa in modo considerevole: con i bidoni su strada basta che un solo cittadino si comporti male per rovinare il lavoro di tantissimi altri”.
“A Novara, città assolutamente comparabile con Alessandria per dimensioni, popolazione e impianto urbanistico il porta-a-porta funziona benissimo” conclude Rossi.
È un errore anche per Paolo Parisotto, che dirigeva l’Amiu ai tempi del passaggio al porta-a-porta: “Ci accusarono di aver gonfiato gli organici per il porta-a-porta ma a vedere il piano finanziario dell’azienda risulta un ulteriore incremento, sia di personale sia di costi”. Anche Parisotto sostiene che “il peggioramento della percentuale di differenziata è scientifico, tutti i dati dell’Osservatorio regionale lo confermano”.
“Se fossi un amministratore pubblico chiederei all’azienda quanto costa tornare al vecchio metodo – commenta l’ex presidente di Amiu, Giorgio Bertolo – è un ritorno al passato che contrasta con l’attuale politica in materia di rifiuti. Basta passare in via Marengo per vedere quale sia il benvenuto a chi viene da fuori: una serie di cassonetti in strada”.
“La decisione dell’Amministrazione Comunale è stata dettata da ragioni di costi che il sistema porta a porta aveva sviluppato a livelli ritenuti ormai non più sostenibili dai cittadini, compresi gli innumerevoli disagi – dichiara il Presidente della Commissione Politiche Ambientali del Comune di Alessandria Mario Bocchio – Il passaggio dal sistema tradizionale al porta a porta integrale ha fatto aumentare del 25-30% i costi del servizio. Non ci fu un adeguamento della tariffa e di conseguenza i corrispettivi all’Amiu non coprivano i relativi costi. La conseguenza è stata una perdita d’esercizio strutturale della società che ha rischiato il dissesto economico-finanziario. A chi sostiene che la nuova modalità di raccolta ridurrà la percentuale della raccolta differenziata facciamo notare che già con il sistema integrale del porta a porta attuale, detta percentuale è passata dal 51 circa del 2008 all’attuale 48 per cento: ciò sta ad indicare che non dipende dalla modalità di raccolta ma dal comportamento e quindi dalla loro sensibilità e dal grado di educazione ambientale dei cittadini. La sensibilità – conclude Bocchio – si crea investendo in campagne adeguate e continue rivolte ai cittadini e con interventi educativi nelle scuole”.