Balza: “L’ambientalismo alessandrino potrebbe fare di più”
La conversazione con Lino Balza, storico esponente dellambientalismo alessandrino, prosegue affrontando temi di forte impatto e attualità: linquinamento da cromo esavalente, i rischi legati al Pfoa (acido perfluoroctanico), il nucleare e le scorie custodite a Bosco Marengo, i rapporti con il sistema dei media locali
La conversazione con Lino Balza, storico esponente dell?ambientalismo alessandrino, prosegue affrontando temi di forte impatto e attualità: l?inquinamento da cromo esavalente, i rischi legati al Pfoa (acido perfluoroctanico), il nucleare e le scorie custodite a Bosco Marengo, i rapporti con il sistema dei media locali?
Io in realtà il giornalista lo avevo sempre fatto, prima sui giornali di fabbrica e del sindacato, e poi anche sui media alessandrini. Collaboravo con Il Piccolo, ma ricordo anche la bella e breve avventura de La Settimana, in cui erano coinvolti personaggi di valore come Nuccio Lodato e Pippo Amadio. Quando “scoppia” il caso Balza, diciamo così, ricorro naturalmente ai media per cercare di rompere il muro di silenzio, e devo dire che mai mi sarei aspettato tanta risonanza, almeno per un certo periodo. In particolare devo dire che Paolo Zoccola, mitico direttore e anche co/editore del Piccolo mi diede una grande visibilità. Il che mi consentì di sollevare l’attenzione non tanto sulla mia vicenda, che in fondo è poca cosa, ma su temi di grande interesse collettivo.
A proposito, come vede l’evoluzione della vicenda cromo?
C’è un aspetto di inquinamento del territorio, che è gravissimo e che, per essere smaltito, necessiterà di chissà quanto tempo. E poi c’è la vicenda giudiziaria, che speriamo possa fare il suo corso, e portare quanto meno un po’ di giustizia. Come Medicina Democratica, insieme al Comitato costituitosi appositamente, con l’interessamento dell’oggi europarlamentare Tino Rossi, ci siamo battuti perché potessero costituirsi parte civile anche i privati, lavoratori e non, dello stabilimento. Ci sono 38 imputati, e le accuse sono come noto di avvelenamento doloso e mancata bonifica. Vedremo.
La presenza di Pfoa nell’ambiente, invece, non è oggetto ad oggi di procedimenti giudiziari?
Che sappia io no. Medicina Democratica ha cercato in tutti i modi di evidenziare che si tratta di un prodotto intermedio, utilizzato in certe lavorazioni, e assolutamente tossico. E’ accertato che fa cambiare sesso ai pesci, ad esempio. E per un certo periodo è stato scaricato in aria e in acqua, finendo in Bormida, e da lì in Tanaro, quindi in Po e nell’Adriatico. Alla foce del Po è stata riscontrata una presenza di Pfoa cento volte maggiore di quella consentita in Europa, pensi un po’. Mentre negli Stati Uniti il suo utilizzo è ormai stato vietato, anche qui mi risulta che la Solvay si sia attrezzata per eliminarlo dalle lavorazioni, sia pur in maniera progressiva. Il problema, naturalmente, è che la sua sostituzione deve avvenire con prodotti e procedure più costose. In ogni caso, noi abbiamo segnalato una serie di elementi allarmanti a tutte le istituzioni, dal Ministero in giù. Per ora tutto tace, silenzio assoluto. Eh sì che tracce di Pfoa assai superiori alla media sono state trovate, con controlli specifici, anche nel sangue dei dipendenti dello stabilimento. Alcuni dei quali sono donatori di sangue. Faccia un po’ lei…
Avrà letto come me sui giornali locali: nel giro di due settimane sono usciti sull’incidenza dei tumori in Fraschetta, da fonti diverse, dati completamente contrastanti…Che idea si è fatto?
Quella che si sono fatti tutti, mi creda. Insomma, gli abitanti dell’area il miglior termometro ce l’hanno in famiglia, e al cimitero. Io sulle modalità di realizzazione del progetto Linfa, per stare sul concreto, ho sempre mantenuto uno scetticismo forte. Le indagini epidemiologiche vanno portate avanti con strumenti di analisi corretti, e per decenni, o non dimostrano nulla. Comunque, è bene che comincino ad uscire anche ricerche di fonti diverse, di giovani studenti e studiosi indipendenti. Poi appunto ognuno si fa la propria opinione sul modus operandi di determinate strutture.
E’ soddisfatto per il recente stop al nucleare deciso dagli italiani con il referendum?
E vorrei vedere: nell’ultimo anno ho contribuito con Medicina Democratica all’organizzazione di un centinaio di incontri e iniziative su tutto il territorio nazionale, sono esausto. Questo non deve però farci perdere di vista l’emergenza di Bosco Marengo, di cui come Comitati per il no al nucleare e Comitati della Fraschetta ci occupiamo da metà anni Novanta. Lì c’è un deposito di scorie, temporaneo in teoria e definitivo nei fatti, all’italiana. Costruiranno mai da qualche parte un unico deposito nazionale, non dico sicuro al 100%, ma certo meno pericoloso di quanto è Bosco? Chi lo sa…intanto, questioni giudiziarie a parte, la situazione è che se arrivasse un terremoto, un’inondazione, un aereo che si schianta dall’alto o un attentato, nessuno sa dire davvero quanto gravi potrebbero essere le conseguenze per noi tutti.
Balza, quanta passione c’è nei suoi ragionamenti, sia pur pacatissimi… Ma si è mai pentito di non essersi fatto gli affari suoi, come fanno in tanti?
No, pentito no, rifarei tutto. Sono fatto così. Certo, oggi sono stanco, e a 63 anni vorrei occuparmi d’altro, attività più personali diciamo. Anche perché i tanti sforzi per cercare di dare spessore e unità di intenti e progetti alle diverse anime dell’ambientalismo alessandrino, attraverso una vera e propria Rete, non hanno sortito gli effetti sperati.
Non è che sta meditando di darsi alla politica partitica, sull’onda del successo di Pisapia a Milano?
Guardi, di Pisapia ce n’è uno, e va bene così. E’ vero che è mio coetaneo, ma eccezioni a parte io penso che noi sessantenni dovremmo fare la nostra parte in altro modo, e lasciare la prima linea ai trenta/quarantenni, che pure latitano e forse dovrebbe esigere spazio con più forza. Ma non possiamo riempire la politica di pensionati, dai…In ogni caso, due anni fa se ricorda fui sollecitato da diversi amici a candidarmi per la presidenza della Provincia. Allora consultai circa 3 mila contatti della mia mailing: una rappresentanza significativa del mio elettorato potenziale, diciamo così. Ebbene, il campione si spaccò esattamente a metà: e io diedi ascolto a chi mi consigliava di lasciar perdere. Non credo di aver sbagliato.