“La mafia al Nord esiste ed esiste anche da tanto tempo”
Si è tenuto un incontro organizzato da Prossima Fermata Alessandria con Mario Portanova, giornalista milanese de "Il fatto quotidiano" e "L'espresso", per parlare del fenomeno mafioso nel Nord Italia
Si è tenuto un incontro organizzato da Prossima Fermata Alessandria con Mario Portanova, giornalista milanese de "Il fatto quotidiano" e "L'espresso", per parlare del fenomeno mafioso nel Nord Italia
“Ormai sappiamo che la mafia al Nord esiste, ed esiste anche da tanto tempo. Lo stupore per le operazioni antimafia è fuori luogo”.
È stato preciso e vivido il quadro delineato da Mario Portanova sulla reale consistenza del fenomeno mafioso nel Nord Italia durante l’incontro tenuto ieri sera, 7 luglio, ospite di Prossima Fermata Alessandria. Il giornalista milanese de “Il Fatto Quotidiano” e “L’espresso” ha spiegato con estrema chiarezza come regioni quali Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta siano tutt’altro che estranee all’infiltrazione di organizzazioni mafiose sui loro territori, nelle attività imprenditoriali e, in alcuni casi, anche nella politica. Un fenomeno non nuovo e recente ma operante da almeno 60 anni quando i primi ‘ndranghetisti si stabilirono al Nord e che, dopo decenni di affari e delitti, hanno acquisito potere e rapporti con moltissime realtà territoriali. Un quadro dunque dove l’Italia settentrionale risulta cosa ben diversa rispetto a quella idea di zona di assoluta legalità in cui eventi come al Sud non possono e non potranno mai verificarsi.
Mario Portanova ha voluto smontare tutti i luoghi comuni riguardo al fenomeno mafioso al Nord “La mafia al Nord è fatta da colletti bianchi che non sparano. Non è vero -ha detto il giornalista- nella ‘ndrangheta non c’è grande distinzione tra le due cose. Molte persone tra quelle arrestate in Lombardia facevano movimento terra, ma spacciavano anche droga e magari facevano anche intimidazioni a colpi di mitra. La ‘ndrangheta nel Nord spara, magari non fa delitti eccellenti ma tra il 2005 e il 2010 ci sono stati 25 omicidi”. Portanova ha voluto sfatare poi il mito secondo cui il Nord avrebbe gli anticorpi per non subire la mafia “È vero che nel Nord ci sono gli anticorpi per reagire però non dobbiamo cullarci nell’idea che noi siamo immuni nel rapporto con la ‘ndrangheta. Ci sono casi di imprenditori brianzoli doc associatisi con la ‘ndrangheta; si mettono insieme professionisti che vengono da mondi opposti e che si incontrano sul terreno dei soldi”.
Ma quali sono i settori e i segnali da cui capire l’infiltrazione mafiosa? “La costante più evidente è che gran parte delle attività legali si svolge nel campo dell’edilizia, più in particolare nel movimento terra. Primo segnale da tenere d’occhio è sicuramente l’edilizia -ha risposto Portanova. Poi c’è da guardare a tutti i segnali criminali come le intimidazioni, le ditte che venute dal nulla si offrono per lavori che richiedono grandi mezzi, i locali commerciali che cambiano spesso o che non hanno alcuna ragione d’essere”.
Nella serata è intervenuto anche, oltre ad alcuni politici cittadini, Carlo Piccini, coordinatore provinciale di Libera che a illustrato una situazione in cui “la presenza della mafia in provincia di Alessandria è accertata dagli anni ’80, anni in cui ci sono stati anche omicidi di ‘ndrangheta”. Piccini si è poi interrogato sui recenti fatti di cronaca alessandrina, chiedendosi, e chiedendo ai presenti “Se non avessero arrestato Caridi saremmo qui a parlare di ‘ndrangheta?”. Il coordinatore di Libera, al di là delle risposte, ha voluto dire che “Non è accettabile che i politici si stupiscano per fatti come questo. Se uno lo dice o è colluso, o è in malafede o non sa dov’è” ma lanciando comunque un segnale di speranza “Le mafie si possono sconfiggere nel momento in cui c’è una volontà comune di sconfiggerle , ci deve essere un osservatorio da parte di tutti fatto di corresponsabilità. Libera nasce proprio da questo”.
Portanova ha concluso la serata facendo il punto sui vari temi venuti fuori surante il dibattito. Un primo chiarimento è stato sulle responsabilità della Lega nella penetrazione mafiosa al Nord. “La Lega non si è mai distinta per la lotta alla mafia se non per l’instaurazione del soggiorno obbligatorio per gli affiliati alla mafia. La Lega ha sostenuto e difeso in Lombardia diverse giunte colluse con la mafia, un esempio su tutti quello di Desio. Inoltre il ministro Maroni, al di là dei numeri, non si è mai speso molto contro la mafia al Nord, anzi lo ha fatto spesso per negare il fenomeno”.
Portanova ha inoltre spiegato che “la ‘ndrangheta usa i partiti come taxi; il politico è qualcuno che gli serve, soprattutto il politico locale (a differenza di Cosa Nostra che punta a quelli di alto livello). Non abbiamo politici arrestati per mafia ancora, anche se compaiono spesso citati nelle intercettazioni. Ma da soli questi elementi non sono sufficienti a verificare che sia stato commesso un reato”.
Il giornalista milanese ha infine messo in guardia i giornalisti locali affinché prestino “attenzione a mettere insieme tutti i segnali che, presi singolarmente possono sembrare piccoli fatti di cronaca, ma messi insieme si rivelano vere e proprie intimidazioni mafiose” e perché “guardino con sospetto chi amministra un certo territorio e nega sfacciatamente fatti accertati dalla procura”.