Boano: “al commercio serve un nuovo progetto di città”
Commerciante da quattro generazioni, il presidente provinciale Ascom si confessa in una conversazione senza steccati. Tra esperienza personale, rapporti con la politica e progetti innovativi rivolti ai 5 mila associati
Commerciante da quattro generazioni, il presidente provinciale Ascom si confessa in una conversazione senza steccati. Tra esperienza personale, rapporti con la politica e progetti innovativi rivolti ai 5 mila associati
Presidente Boano, lei è un uomo casa, bottega e associazione…
Direi proprio di sì, per destino famigliare prima, e scelta poi. Si figuri che io sono la quarta generazione di commercianti: cominciò il mio bisnonno, ad Asti, già nel settore carni. Mio padre si trasferì poi ad Alessandria nel 1955, e io sono praticamente nato e cresciuto in via San Lorenzo, sopra la bottega dei miei.
E’ presidente Ascom dal 1998: era giovanissimo…
Sì, ero fra i più giovani presidenti provinciali, sicuramente, anche se non più un ragazzino: avevo 39 anni, e in precedenza ero già stato presidente dei giovani imprenditori. Ma all’associazione mi avvicinai molto prima, sotto la presidenza di Cesarino Fissore, e senza velleità di carriera: mi piaceva, invece, l’idea che ci fosse un luogo, anche fisico, dove incontrarci e discutere di commercio, di obiettivi, di strategie. Conobbi allora un giovane funzionario altrettanto entusiasta, il dottor Cava. Che oggi è il direttore di Ascom.
Nel frattempo il commercio è cambiato. E Ascom?
Ascom mi pare si sia trasformata parecchio, e ancora è così, perché chi si ferma è perduto. Bisogna sapere cogliere i segnali di cambiamento del mercato e della società, e se possibile anticiparli. Come associazione provinciale abbiamo circa 5 mila iscritti: un esercito di lavoratori seri, che a loro volta generano occupazione mediamente per altri tre addetti. Quindi parliamo di 20 mila occupati, che hanno la necessità di un punto di riferimento non solo burocratico normativo, ma anche culturale e progettuale. Oggi Ascom offre servizi a tutto campo, investe tantissimo nella formazione, si propone come collante non solo territoriale (ed è importante: sappiamo bene quanto la nostra provincia sia articolata e differenziata), ma professionale, per aiutare a valutare e sviluppare idee e progetti.
Facciamo un identikit di questo commerciante alessandrino…
L’impresa famigliare regge ancora, anzi direi che è la spina dorsale del nostro settore. La crisi ci ha colpiti, certo. Ma il commerciante vero reagisce, sempre. Con la voglia e la volontà di fare. Ci lamentiamo? E vorrei vedere, se sei strangolato da tasse, balzelli, regole burocratiche, e dall’altro lato devi fare i conti con i bilanci dell’impresa, e far tornare i conti. Diciamo che noi ce la mettiamo tutta, e non sempre ci sentiamo capiti. Eppure guardi che una città senza commercio è una città morta: un dormitorio, un ghetto in cui tutto va a declinare. Dall’estetica dei quartieri alla sicurezza. E poi c’è l’aspetto occupazionale, e umano: non solo ogni commerciante dà mediamente lavoro ad altre tre persone, con cui instaura un rapporto amichevole profondo, confidenziale: e parliamo di lavoro stabile, che dura una vita. Non i contratti, assolutamente legittimi ma, mi consenta, anche assolutamente precari che circolano nella grande distribuzione.
Ma ad un ragazzo di oggi consiglierebbe di fare il commerciante, partendo da zero?
La risposta è assolutamente sì. Certo, non in un settore qualsiasi, e non senza criterio. E’evidente che in ogni epoca ci sono comparti in declino, ma parimenti ce ne sono altri che crescono, a volte esplodono addirittura, Penso al mondo dei servizi tecnologici innovativi, ma anche dalle nostre parti all’enograstromia e alla ristorazione, che se ben sviluppati hanno sempre un loro mercato.
Lei ha figli che proseguiranno l’attività?
E’ presto per dirlo, nel senso che ho due figlie: una studia a Stresa, scuola alberghiera. Vedremo.
Parliamo di Alessandria, e di vetrine abbassate: via Faà di Bruno, via Guasco, via Mazzini…devo continuare?
Non serve, è una delle nostre priorità, e preoccupazioni. Vede, Alessandria può contare su un centro cittadino fatto di 12 vie, e su altre limitrofe al centro. Noi riteniamo che sia arrivato il momento di un nuovo, grande processo di trasformazione del commercio cittadino, e siamo pronti a fare la nostra parte….
Sta lanciando un messaggio alla politica cittadina?
Il confronto coi politici c’è, da sempre. Sia con Palazzo Rosso che con Palazzo Cuttica, per citare Comune e Provincia, tra l’altro con amministrazioni di diverso orientamento. Non sempre, ad essere sinceri, il dialogo ha portato risultati significativi, e da troppi anni si parla di isola pedonale, di riportare la gente a vivere il centro, per acquistare ma anche per incontrarsi, passeggiare. Poi però, tra il dire e il fare…
Sbaglio o percepisco una certa delusione nei confronti della giunta Fabbio? L’assessore al Commercio, tra l’altro, è cambiato da poco…
Sì, c’è stata la staffetta tra Manuela Ulandi e Gian Paolo Lumi, che ho già incontrato e che ha sulla carta alcune idee interessanti, anche se francamente, a pochi mesi dalle elezioni, non so quante riuscirà a metterne in pratica. Con la Ulandi ci siamo confrontati sempre, e spesso, come noto, scontrati. Diciamo che secondo noi la politica dei mercatini e degli eventi spot lascia il tempo che trova. Così come certe scelte, come ad esempio eliminare i parcheggi gratuiti dalle 12,30 alle 14,30, sono stati vissuti da molti nostri iscritti con grande contrarietà.
Cosa chiedete davvero agli amministratori locali?
Che creino un contesto all’interno del quale i commercianti possano fare, e bene, il loro mestiere, nell’interesse di tutta la città. A maggio del 2012 si vota per le comunali. Bene, noi andremo in campagna elettorale dai 2, 3 o quanti saranno i candidati, e diremo: signori, noi abbiamo queste esigenze, e vorremmo sapere con chiarezza voi cosa proponete, che intenzioni avete. Senza nessuna preclusione, e con l’intento, molto pragmatico, di arrivare a risultati concreti.
La grande distribuzione vi accerchia sui quattro lati della città. Vi fa davvero così male?
All’interno dei grandi centri commerciali ci sono anche attività commerciali di nostri associati, e comunque in generale non si può demonizzare nessuno. Certo, occorre un vero rispetto delle regole, da parte di tutti. E che il centro storico, attraverso parcheggi gratuiti o a basso costo, navette e quant’altro diventi più fruibile di oggi. Altrimenti è chiaro che, per una logica di comodità, un automobilista spesso preferisca infilarsi in un parcheggio sotterraneo, anche se in mezzo al nulla, e acquistare rapidamente il necessario, in un ambiente asettico e climatizzato.
Presidente Boano, che autunno si aspetta?
Splendido, spero. Noi come Ascom ci apprestiamo a varare un progetto che, vedrete, attirerà parecchia attenzione, e che punta alla piena valorizzazione del lavoro del commerciante. In generale, mi auguro davvero una ripresa non solo dei consumi, ma dell’entusiasmo e della voglia di provarci, di investire e darsi da fare, ognuno nel proprio settore. E per i nostri soci, una chiusura positiva del conto economico. Per poter guardare con vero slancio (e senza debiti) al 2012.