Parise: “Corro per vincere, e per cambiare il Pd e Alessandria”
E il primo candidato ufficiale alle primarie del centro sinistra per Palazzo Rosso. Dal nonno calabrese antifascista al forte impegno sul fronte socio assistenziale, fino ai progetti per la città. Grigi compresi. Con parecchie sorprese .
E? il primo candidato ufficiale alle primarie del centro sinistra per Palazzo Rosso. Dal nonno calabrese antifascista al forte impegno sul fronte socio assistenziale, fino ai progetti per la città. Grigi compresi. Con parecchie sorprese?.
Parise, ci riprova?
Allude alla mia conclusa esperienza di segretario cittadino del Pd alessandrino immagino. In realtà non ho mai smesso di fare ciò in cui credo, anche in questo ultimo anno, da semplice iscritto al Partito Democratico, membro della direzione regionale, e dell’assemblea provinciale. Ossia battermi per trasformare, per quel che posso, il partito e il Paese, puntando su etica, sviluppo e cultura. Tre aspetti che si “tengono”, e sono le leve per dare un futuro all’Italia.
“Parise bastian contrario, Parise bravo ma inaffidabile”: mi fermo qui, ma come sa potremmo continuare. Cosa c’è di vero?
Nulla. Di vero c’è che chi cerca di rompere gli schemi e le incrostazioni della vecchia politica, a sinistra ma credo anche a destra, viene osteggiato e marginalizzato, con una serie di luoghi comuni. Vuole che le faccia in sintesi la mia storia?
Ci aiuterebbe molto: la ascoltiamo..
La mia sigla politica potrebbe essere Lsd: liberale, socialista, democratico. Sono un calabrese nemico della ‘ndrangheta, e con la testa dura. Come mio nonno in fondo, che da sindacalista si fece anni di galera in America, e tornato in Calabria fu prima socialista e poi comunista, ma di un comunismo di cuore, non di partito, pieno di umanesimo. Durante il fascismo purghe a non finire, naturalmente: ma non lo piegarono mai…
E Alessandria quando entra nella sua vita?
A 13 anni i miei si trasferiscono per lavoro ad Asti. Io frequento lì il liceo classico, e poi scienze politiche a Torino. Intanto, però, cerco di togliermi anche il fardello del militare, e punto sul servizio civile. Pensi: arrivo dinanzi al Distretto di Alessandria, in piazza della Libertà, mentre il portone si sta chiudendo, ed era l’ultimo giorno utile per presentare domanda. C’è un militare di buon cuore, che mi fa entrare ugualmente, e la mia vita svolta. Per puro caso in fin dei conti: altrimenti chissà dove sarei ora.
E invece?
E invece, per farla breve, finisco a fare l’obiettore presso il Comune di Tortona, che all’epoca gestiva ancora direttamente una comunità per minori. E in quell’anno scopro un mondo che non conoscevo, e persone straordinarie. La pedagogia mi aveva sempre affascinato, ma fu la pratica a mostrarmi che quella era la mia strada. Concluso l’anno di servizio civile, fui assunto quasi subito, come semplice educatore naturalmente, alla comunità Il Gabbiano. Era il 1992. E sono ancora lì.
Con un ruolo diverso però: oggi ne è il Presidente. Senza divagare troppo, un cenno mi pare doveroso.
La ringrazio. Sono Presidente del Gabbiano dal 2002, e ne sono orgoglioso. Quando arrivai era mancato da poco il fondatore, don Angelo Campora, che lasciò un’eredità pesante per tutti, e che non ha mai mancato di essere il punto etico di riferimento. Al Gabbiano io ho imparato tantissimo: ma prima di tutto a vedere l’altro da me, a pensare che io non sono al centro, e non sono nulla, se non capisco le esigenze dell’interlocutore. Guardi che questo approccio, applicato nella vita e quindi anche in politica, è una bomba, una vera rivoluzione….Comunque al Gabbiano siamo oggi una realtà di eccellenza su tutto il fronte socio assistenziale, con focus particolare sui minori, ma anche esperienze innovative con gli anziani. Siamo 120 soci, e io con il mio impegno politico spero di non danneggiare la struttura più di tanto……
Sta scherzando? Pensi che io nella mia ingenuità credevo fosse il contrario: virtuose sinergie…
Non è propriamente così, ma mi consenta di non approfondire troppo, abbia pazienza…
Assolutamente: le interviste non sono interrogatori. Mettiamola così: reazioni alla sua candidatura? Lei non sembra uno disposto a fare numero: le primarie quindi saranno una cosa seria?
Io corro per vincere, voglio sia chiaro. E per questo le reazioni dei notabili del partito (i nomi li immagini lei: sono sempre gli stessi del resto) sono stati tra il freddo e il “pensaci bene”. Ma noi siamo certi di quel che facciamo…
Noi?
Certo, io non sono solo: con me ci sono Le Nuvole, come abbiamo deciso di chiamarci. Ossia un gruppo di persone molto perbene, in gran parte giovani, che non ne possono più di questo conformismo di certo centro sinistra, per cui tutto viene deciso in stanze appartate da pochi decisori, e poi comunicate alla base. Noi siamo la base, e siamo convinti che serva davvero un forte cambiamento. Il centro sinistra vince là dove presenta volti nuovi e perbene (Pisapia e De Magistris, ma anche altri meno noti: penso al giovane sindaco di Cagliari, ad esempio), e non espressioni dell’apparato vecchio e burocratico.
Lei non si riferisce ovviamente a nessuno, o nessuna, in particolare….
Certo che no…cosa le fa pensare il contrario? (sorride..ndr)
Se diventasse sindaco, quindi, squadra completamente nuova, senza concessioni al passato?
Sicuramente si guarda avanti, ai giovani, non solo anagraficamente. A questa città serve davvero un nuovo progetto complessivo, che le ridia slancio. E questo vale anche per un centro sinistra imbalsamato, e in particolare per un Pd del capoluogo da quasi trent’anni subalterno a figure espressione di altri territori, e di altri interessi: da Novi a Casale. Questo ha per forza enormi ripercussioni quando si parla di sanità, o di altre scelte strategiche: per questo Alessandria deve svegliarsi. E con lei il Partito Democratico, che non può restare ostaggio di una burocrazia che vive lontano dalla società di oggi: fatta di imprenditori piccoli e grandi che devono poter crescere su questo territorio, di giovani precari, di partite iva, di artigiani e commercianti. Io sono per tutelare pensionati e dipendenti pubblici, ma le categorie produttive chi l’ha detto che devono essere per forza di destra? Certo, se non sei in grado di rappresentarle si rivolgono altrove. Quando è nato il Pd era un principe, almeno nei nostri sogni. A volte, lo confesso, mi pare che lo abbiano trasformato in un rospo. E questo perché, ad oggi, a livello nazionale e locale ancora vuole comandare gente che dovrebbe, semplicemente, passare la mano: hanno fatto il loro tempo. Anche se, lo preciso, non è questione anagrafica, ma di idee. Chiamparino, ad esempio, è un sessantenne, ma per me è risorsa preziosa. D’Alema, invece, mi dice lei che senso ha che ancora si atteggi a comandante, dopo essere stato bocciato dalla storia e dagli elettori? E qui da noi non stiamo messi meglio.
Parise, immagino che la giunta Fabbio non le piaccia molto. Ma qualcosa di buono lo avranno pur fatto in quattro anni, no?
Mi sto sforzando, ma davvero non mi viene in mente niente. Non posso neanche dire, con una battuta, l’inno della città, perché era oggettivamente un orrore anche quello. Con serietà: questo centro destra ha archiviato ogni principio di legalità, etica e trasparenza. Per dilettantismo e pressapochismo hanno chiuso sine die un teatro, e tutta la cultura ad esso collegata, fiaccato una realtà di eccellenza nei servizi sociali come il Cissaca, ritardando enormemente l’erogazione dei fondi…Devo continuare?
Direi che è tutto chiaro. Ma quali sarebbero i suoi segnali di discontinuità, se toccasse a lei gestire Palazzo Rosso?
In sintesi: Alessandria deve avere un nuovo ospedale, di eccellenza nazionale e in grado di servire tutta la provincia. Non arriverà dal cielo, se non ci battiamo con forza per averlo. Il teatro va non solo riaperto, ma rilanciato seriamente, come motore culturale del territorio. I servizi sociali sono fondamentali, soprattutto per una città anziana. Ma al contempo penso ad un’Alessandria davvero cablata, e che sviluppa un’economia di servizi digitali. O vogliamo davvero che tutti i laureati fuggano o implorino il posticino negli enti locali, come succede oggi? E poi, sia chiaro, io sono per una città che rispetti e valorizzi tutte le scelte e le diversità sessuali e religiose. Io sono gay e vicino al buddhismo zen. Ma vorrei un’Alessandria in cui tutti, a prescindere da orientamenti sessuali e religiosi, si sentissero pienamente persone, rispettate e consapevoli. Compresi gli stranieri, che saranno sempre di più, e sono una risorsa preziosa, da valorizzare. Soprattutto quelli che arrivano dal Sud, dal Mediterraneo, perché è quella la nuova leva, anche dello sviluppo economico.
Se dico Grigi cosa mi risponde?
Il calcio per me fu passione praticata ogni giorno fino ai 23-24 anni. In strada, all’oratorio, nei campi improvvisati: ovunque si poteva, e credo sia memoria condivisa dalla generazione dei quarantenni. Sono anche interista ideologico, così dichiaro subito tutti i miei difetti. Amo i Grigi, e vorrei tanto che si andasse oltre il piccolo cabotaggio di sopravvivenza, e alle speculazioni politiche. Vorrei un’Alessandria Calcio forte, sana e ad azionariato popolare: come il Real Madrid e il Barcellona, per intenderci. E un nuovo stadio, che non sia solo polo commerciale, ma soprattutto palestra di vita per i ragazzini.
Parise, concludiamo con un libro da leggere assolutamente…
Senza esitazioni: La banalità del male, di Hannah Arendt. Lo consiglio ai più giovani, ma non solo a loro. E’ una lettura essenziale per tutti noi, e riporta a quella dimensione etica che credo davvero dovrebbe essere la base fondante della politica, e del vivere civile.