Centro Down Alessandria: storia di una “Storia d’amore”
Incontro con i ragazzi e gli operatori del gruppo teatrale del Centro Down di Alessandria. Un'occasione per scoprire una realtà della città che ha tanto da raccontare. Ci siamo fatti guidare in questo viaggio dal direttore, dagli operatori, dai genitori e, ovviamente, dai giovani protagonisti.
Incontro con i ragazzi e gli operatori del gruppo teatrale del Centro Down di Alessandria. Un'occasione per scoprire una realtà della città che ha tanto da raccontare. Ci siamo fatti guidare in questo viaggio dal direttore, dagli operatori, dai genitori e, ovviamente, dai giovani protagonisti.
Come ci ha spiegato lo ‘storico’ presidente, Umberto Venturelli, “si va dalla consulenza psicologica, tanto per i ragazzi che per i genitori, alla logopedia, alla musicoterapia, al laboratorio teatrale curato dall’associazione Culturale Teatrodistinto (composta da Daniel Gol, Laura Marchegiani e Alessandro Nosotti). Ci sono laboratori di informatica, di tessitura, di falegnameria, di cucina, di decoupage, di canto corale – per aiutare i ragazzi a utilizzare al meglio la voce, uno dei punti deboli per molti – e uno spazio dedicato all’approccio cognitivo proposto dal metodo Feuerstein. Non mancano neppure le attività sportive: pallavolo, ippoterapia (riabilitazione con l’aiuto dei cavalli), nuoto. C’è perfino un progetto di clownterapia in collaborazione con l’associazione Vip Alessandria. Un sostegno importante per le famiglie, che hanno l’opportunità di conoscersi e condividere insieme un percorso di vita non sempre facile”.
Noi, in particolare, abbiamo passato alcune ore con i giovani protagonisti del gruppo di teatro e alcune volontarie del Centro (Lucia Assone, Elisabetta Rocca e Roberta Taverna): una pizza prima e una chiacchierata seduti in cerchio dopo, per farci raccontare da loro, dal direttore Venturelli, dai genitori e dai responsabili di Teatrodistinto quali sono gli ingredienti che hanno fatto di questa esperienza una vera e propria “storia d’amore”, un cammino di crescita e di condivisione costante che porta ciascuno dei partecipanti, tanto fra i ragazzi quanto fra gli operatori, a migliorare ogni giorno un po’, a confrontarsi con difficoltà che possono invece diventare risorse, a condividere con il gruppo tutto ciò che serve per inscenare uno spettacolo che non ha nulla da invidiare nella serietà del lavoro a quelle compagnie che del teatro hanno fatto un mestiere. Un percorso fatto di esercizi e prove che dura un anno interno: da ottobre a febbraio vengono svolte attività in laboratorio sul corpo, sulla voce, sulla percezione di se stessi, sull’improvvisazione. Tutto il progetto nasce da questo: la capacità di Daniel, Laura, Alessandro e di tutti i volontari di valorizzare al massimo la spontaneità dei ragazzi. Utilizzando semplici oggetti della vita comune i partecipanti sono invitati a esprimersi liberamente, scegliendo di volta in volta come interagire con l’ambiente e manifestare le proprie emozioni. E’ un lavoro prezioso e delicato, che spesso diviene perfino poetico: la mancanza di filtri e la capacità di immedesimarsi profondamente in ciò che si sta rappresentando consente di intavolare sessioni basate sui punti di forza dei ragazzi e mai sui limiti. E’ da questa prima parte dell’anno che nascono gli spunti per lo spettacolo, pretesto per far conoscere le attività anche a chi altrimenti non avrebbe modo di scoprire questa realtà e per offrire una restituzione ai genitori, orgogliosi di vedere i propri figli “in scena”, come veri attori, dopo un anno di lavoro. L’allestimento dello spettacolo non è però un’attività affrontata con leggerezza: l’obiettivo è quello di tradurre in forma artistica ciò che si è sperimentato nei primi mesi di laboratorio: per questo, da marzo in poi il tempo viene dedicato alla realizzazione della rappresentazione vera e propria, preparando e montando una dietro l’altra tutte le diverse sequenze. Un periodo impegnativo questo, che richiede ai ragazzi la pazienza di aspettare il proprio turno, la voglia di mettersi in gioco e di rispettare le caratteristiche e le abilità di ciascuno. Non un’impresa da poco quindi, ma un lavoro vero, anche se portato avanti con allegria e spirito di gruppo, perché il primo obiettivo, in fondo, è quello di divertirsi e di raggiungere il risultato tutti insieme, ciascuno seguendo un proprio percorso.
Chiacchierando con i ragazzi scopriamo che uno dei momenti più importanti è quello della scelta delle parti che dovranno interpretare, e come in qualsiasi compagnia che si rispetti non mancano invidie e gelosie. C’è chi si affeziona così tanto
al suo personaggio da chiedere di poter interpretare il medesimo ruolo anche negli anni futuri,Li salutiamo mentre, nei locali di via Mazzini, dove il centro è ospitato, si scatenano ballando a ritmo di musica per festeggiare tutti insieme la grande riuscita dello spettacolo: un momento di gioia e liberazione per farsi i complimenti a vicenda e, perché no, cominciare a gettare le basi dei progetti futuri. Per quanti si fossero persi lo spettacolo di quest’anno o volessero rivederlo l’appuntamento è a Novi Ligure per la replica in programma il 29 ottobre.