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L’amministrazione sul caso Caridi: “no a conclusioni affrettate”
L'amministrazione comunale si pronuncia sui provvedimenti a carico del consigliere Giuseppe Caridi, arrestato lunedì mattina. Dalle indagini emergerebbe come l'inclusione diretta di un politico nell'organizzazione sia un nuovo elemento che segna una svolta nei rapporti tra politica e 'ndragheta al nord
L'amministrazione comunale si pronuncia sui provvedimenti a carico del consigliere Giuseppe Caridi, arrestato lunedì mattina. Dalle indagini emergerebbe come l'inclusione diretta di un politico nell'organizzazione sia un nuovo elemento che segna una svolta nei rapporti tra politica e 'ndragheta al nord
Anche dall’amministrazione Fabbio arriva la prima comunicazione stampa: “L’amministrazione comunale ha appreso dagli organi di informazione la notizia del provvedimento di custodia cautelare a carico del consigliere comunale Giuseppe Caridi nell’ambito dell’operazione ‘Maglio’ contro la ‘ndrangheta in Piemonte.
Non appena i nostri uffici riceveranno direttamente dalla Procura o tramite il Signor Prefetto copia della misura restrittiva della libertà personale o comunque comunicazione dell’esecuzione della stessa si provvederà alla sua sospensione, ai sensi dell’art.59 del decreto legislativo 267/2000 e nella prima seduta utile il Consiglio Comunale procederà alla temporanea sostituzione, in base all’art.45, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al candidato che segue nella stessa lista“.
“La vicenda di cui è protagonista il consigliere comunale Giuseppe Caridi non deve farci giungere ad affrettate conclusioni. Il PdL è in prima fila nella lotta a tutte le manifestazioni malavitose che ledono e minano la stabilità dello Stato e delle istituzioni. Non saranno, pur gravi, vicende personali la cui verità sarà provata con gli strumenti della Giustizia, costituzionalmente previsti, a ridurre il nostro impegno su questo versante”.
Con queste parole, mezzo comunicato stampa, i coordinatori provinciali del partito, Marco Botta e Massimo Berutti e i coordinatori cittadini del PdL, Enrico Roncati e Antonio Tortorici hanno espresso il loro invito all’amministrazione Fabbio “ad assumere tutte le iniziative necessarie a tutelare il buon andamento delle istituzioni democratiche“.
Nel comunicato si legge ancora “In questo momento un consigliere comunale è colpito da accuse infamanti, le quali, tuttavia, a detta degli stessi inquirenti, non hanno alcuna connessione con la sfera pubblica e dell’amministrazione cittadina, che è evidentemente esclusa in modo completo dalla vicenda.
Al di là del convincimento che quanto prima il consigliere saprà chiarire la propria posizione davanti ai magistrati e ai giudici che acquisiranno la sua versione dei fatti, ribadiamo che il nostro impegno contro tutte le mafie, tutte le criminalità, per la sicurezza della nostra città, per la trasparenza della Pubblica Amministrazione, per l’onestà diffusa nell’azione dei pubblici amministratori, per la moralità dei comportamenti e delle azioni dei singoli continuerà con forza, con incisività e senza alcun tentennamento”.
Caridi, 54 anni, originario di Taurianova (Reggio Calabria), è titolare di un negozio di calzature. Dalle indagini è emerso come è stato nominato “picciotto” il 28 febbraio 2010 nel corso di una cerimonia che si è svolta a casa sua. Non è cosa consueta che un politico entri nella ’ndrangheta. Anzi, è addirittura proibito. Caridi, tuttavia, nel corso di una conversazione intercettata dalla Dda di Genova, viene descritto da Domenico Gangemi, uno dei presunti boss della Liguria, come “un buon cristiano” e quindi i vertici dell’organizzazione avrebbero “chiuso un occhio” perchè “un politico fa comodo”. Dalle intercettazioni, secondo gli inquirenti, proprio l’inclusione di Caridi segnalerebbe il tentativo della ’ndrangheta di entrare direttamente in politica; il gip Giuseppe Salerno, nell’ordinanza di custodia, si spinge a dire che il consigliere comunale è “un concreto pericolo per la libertà e la democrazia”.
Non appena i nostri uffici riceveranno direttamente dalla Procura o tramite il Signor Prefetto copia della misura restrittiva della libertà personale o comunque comunicazione dell’esecuzione della stessa si provvederà alla sua sospensione, ai sensi dell’art.59 del decreto legislativo 267/2000 e nella prima seduta utile il Consiglio Comunale procederà alla temporanea sostituzione, in base all’art.45, affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di consigliere al candidato che segue nella stessa lista“.
“La vicenda di cui è protagonista il consigliere comunale Giuseppe Caridi non deve farci giungere ad affrettate conclusioni. Il PdL è in prima fila nella lotta a tutte le manifestazioni malavitose che ledono e minano la stabilità dello Stato e delle istituzioni. Non saranno, pur gravi, vicende personali la cui verità sarà provata con gli strumenti della Giustizia, costituzionalmente previsti, a ridurre il nostro impegno su questo versante”.
Con queste parole, mezzo comunicato stampa, i coordinatori provinciali del partito, Marco Botta e Massimo Berutti e i coordinatori cittadini del PdL, Enrico Roncati e Antonio Tortorici hanno espresso il loro invito all’amministrazione Fabbio “ad assumere tutte le iniziative necessarie a tutelare il buon andamento delle istituzioni democratiche“.
Nel comunicato si legge ancora “In questo momento un consigliere comunale è colpito da accuse infamanti, le quali, tuttavia, a detta degli stessi inquirenti, non hanno alcuna connessione con la sfera pubblica e dell’amministrazione cittadina, che è evidentemente esclusa in modo completo dalla vicenda.
Al di là del convincimento che quanto prima il consigliere saprà chiarire la propria posizione davanti ai magistrati e ai giudici che acquisiranno la sua versione dei fatti, ribadiamo che il nostro impegno contro tutte le mafie, tutte le criminalità, per la sicurezza della nostra città, per la trasparenza della Pubblica Amministrazione, per l’onestà diffusa nell’azione dei pubblici amministratori, per la moralità dei comportamenti e delle azioni dei singoli continuerà con forza, con incisività e senza alcun tentennamento”.
Caridi, 54 anni, originario di Taurianova (Reggio Calabria), è titolare di un negozio di calzature. Dalle indagini è emerso come è stato nominato “picciotto” il 28 febbraio 2010 nel corso di una cerimonia che si è svolta a casa sua. Non è cosa consueta che un politico entri nella ’ndrangheta. Anzi, è addirittura proibito. Caridi, tuttavia, nel corso di una conversazione intercettata dalla Dda di Genova, viene descritto da Domenico Gangemi, uno dei presunti boss della Liguria, come “un buon cristiano” e quindi i vertici dell’organizzazione avrebbero “chiuso un occhio” perchè “un politico fa comodo”. Dalle intercettazioni, secondo gli inquirenti, proprio l’inclusione di Caridi segnalerebbe il tentativo della ’ndrangheta di entrare direttamente in politica; il gip Giuseppe Salerno, nell’ordinanza di custodia, si spinge a dire che il consigliere comunale è “un concreto pericolo per la libertà e la democrazia”.