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Buttare giù il Moccagatta? Non se ne parla nemmeno!
Lo ha detto Cicciogol nel corso del convegno su i Grigi organizzato nella sala consigliare del comune dal Savoia F.B.C. di Litta Parodi
Lo ha detto Cicciogol nel corso del convegno su i Grigi organizzato nella sala consigliare del comune dal Savoia F.B.C. di Litta Parodi
L’ ex bomber si è commosso, come già al pomeriggio quando tornato allo stadio “Moccagatta”, aveva calcato nuovamente quel prato che lo aveva esaltato e grazie al quale aveva trovato gli stimoli giusti per entrare a pieno titolo nella storia dei grandi calciatori che hanno indossato la maglia grigia.
L’idolo venerato tutt’oggi dalla tifoseria è, certamente, stato l’ospite principale dell’incontro con la vecchie glorie, tanto che un vero e proprio boato si è levato dalla sala gremita, giunto il momento della sua intervista.
Dopo aver ringraziato Mario Bocchio per l’ospitalità, non sono mancate le parole spese per quelli che sono i temi “caldi” dell’Alessandria Calcio:
“I Grigi avranno futuro solo se sapranno affidarsi a dirigenze serie, non di speculatori, ma fatte di uomini che amino veramente questa maglia come sono stati Sandroni, Cerafogli, Pettazzi e Iacampo, con i quali ho avuto la fortuna di lavorare. I playoff contro la Salernitana? Ho visto entrambe le partite in televisione e mi sono arrabbiato in occasione della sfida del “Moccagatta”. Per come si è sviluppata la stagione, a questi Grigi non si possono fare processi ma la sfida di ritorno l’hanno “ciccata”, non c’era lo spirito giusto, quello cattivo dei momenti che contano, e nemmeno una corretta predisposizione tattica. L’allenatore non ha saputo leggere la partita, ovvero correggerla a seconda dei mutati cambiamenti di gioco, soprattutto dopo il nostro vantaggio. Non si può andare il vantaggio in casa e farsi raggiungere: d’accordo che il rigore era inesistente, ma tu non puoi farti imporre il contropiede, devi costruire una diga a centrocampo, entrare duro sulle caviglie degli avversari e se il caso buttare ogni volta il pallone sugli spalti. E gli attaccanti devono rischiare ogni volta di farsi male pur di spingere il pallone verso la rete avversaria. Insomma, bisogna morire sino alla fine e ve lo dice uno che di partite decisive ne ha giocate tante e tante ne ha risolte: pensate che per fermarmi i difensori avversari si molavano anche i tacchetti di alluminio per farmi più male e si mettevano la crema “Capsulin” sulle dita per farmi lacrimare gli occhi!”
Non è mancato, poi, lo spazio per ricordi e anedotti:
“‘La rete più bella che ho realizzato ad Alessandria?’ Me lo chiese l’allora giornalista della Rai Franco Costa ed io gli risposi: ‘Quella che devo ancora fare!’. Il momento più brutto? Il Presidente Gino Amisano mi fece ritornare ad Alessandria ma poi un uomo troppo pieno di sé come Renzo Melani mi mandò via proprio alla vigilia della promozione in C1 al termine del campionato 1988-89. La partita che vorrei rigiocare? Lo spareggio di Modena del 1985 contro il Prato. In attacco eravamo implacabili, andammo in vantaggio con il mio gol. Il centrocampo era nelle mani sicure di un autentico campione quale Paolino Scarrone, che dettava continuamente i tempi al ‘motorino’ Camolese. Ma la difesa, seppur composta da gente che avrebbe poi fatto strada come Gregucci e Carrera, era purtroppo ancora troppo inesperta per la giovane età. Il Prato ci rifilò ben tre gol, ma noi non rinunciammo a combattere e riuscimmo ad accorciare le distanze con Da Re. Gli ultimi minuti furono un inferno, credemmo sino alla fine di poter pareggiare e addirittura a vincere a solo la traversa mi fermò per quello che sarebbe stato un gol epico. Alla fine il Presidente del Prato Toccafondi si fece il segno della croce e mi confessò di essersi ca … to nei calzoni. Negli spogliatoi, per la delusione, io spaccai la porta del bagno con un pugno. Ecco perché non mi è piaciuta l’Alessandria contro la Salernitana”.