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Antonio Scurati ha incontrato i lettori
Oggi non c'è più tragicità ma oscenità, che nella tragedia greca rimaneva appunto fuori dalla scena. Per lo scrittore e ricercatore anche la comunicazione politica da tempo è basata sulla retorica della paura
?Oggi non c'è più tragicità ma oscenità, che nella tragedia greca rimaneva appunto fuori dalla scena?. Per lo scrittore e ricercatore anche la comunicazione politica da tempo è basata sulla retorica della paura
“Sono diventato padre, tardivamente, da un paio d’anni e rifletto sulle cause della denatalità in Italia”: ha iniziato così Scurati per parlare della sfiducia nel futuro che pare essere una delle cause del calo delle nascite, in particolare in Italia. Nel suo saggio Gli anni che non stiamo vivendo – Il tempo della cronaca tratta proprio di questo. “Apparteniamo alla generazione più agiata, nutrita, sana e longeva ma anche più delusa, insicura e impaurita: qualcosa non torna” ha raccontato lo scrittore.
Chiamato spesso a commentare fatti tragici come editorialista sui giornali, Scurati ritiene che la “nera” sia sovradimensionata e che in generale la cronaca abbia troppo spazio.
Anche la comunicazione politica da tempo è basata su retoriche della paura e, dice Scurati “sembra non si voglia essere rassicurati”.
Nel linguaggio della cronaca si è passati dal tragico all’osceno: parla come studioso del linguaggio in questo caso. “Non c’è più tragicità, che suscita pietà, si è arrivati all’osceno; nella tragedia greca era ciò che doveva restare fuori dalla scena mentre oggi è mostrato”.
Dal gruppo di lettura Amici del libro sono arrivate domande sulla funzione del romanzo, sul linguaggio e sulla comunicazione.
“Io ho molta fiducia nel romanzo ma certo oggi l’esperienza artistica e creativa non c’è quasi più – ha detto Scurati – la letteratura occidentale è realistica e accompagnata dalla fiducia nella finzione, che è l’opposto della menzogna”.
Ad un’insegnante che chiedeva, facendo riferimento al romanzo Il sopravvissuto, della poca comunicazione autentica nella scuola, Scurati ha risposto che “il senso di sconforto trova d’accordo tutti, studenti e insegnanti, ma più che incapacità di ascolto oggi c’è incapacità di parlare”.