Home
Lodato: ‘teatro e teatranti in quarantena’
Commento del critico cinematografico ed ex presidente di Ring! - Festival della cultura cinematografica alle vicende legate all'inagibilità della struttura del Teatro Regionale Alessandrino e alla conseguente impossibilità di organizzarvi la storica rassegna cinematografica
Commento del critico cinematografico ed ex presidente di Ring! - Festival della cultura cinematografica alle vicende legate all'inagibilità della struttura del Teatro Regionale Alessandrino e alla conseguente impossibilità di organizzarvi la storica rassegna cinematografica
Proponiamo di seguito la lettera inviata dal professor Lodato ai media alessandrini.
Non mi sento di intervenire, almeno per ora quanto al merito, sulla questione dell’amianto al Teatro Comunale, perché trovo la vicenda assolutamente incredibile per come è stata causata; mortificante per come viene gestita: ma soprattutto umiliante per i trentaquattro anni di lavoro che numerosissime persone, interne ed esterne alla configurazione aziendale via via venutasi definendo, hanno devoluto e ancora vorrebbero devolvere. Dipendenti sull’orlo della disoccupazione in testa.
Sarebbe anche troppo facile soffermarsi a riepilogare i molteplici risvolti negativi che la situazione è venuta presentando, a partire dal week-end nero del 2-3 ottobre -con la nona edizione del festival “Ring!” traslocata in corso d’opera- a tutt’oggi. Non lo rifaccio, sia perché mi pare che i mezzi di comunicazione cittadini stiano mantenendo un’adeguata attenzione dialettica sui fatti (e sui non fatti) in svolgimento, sia perché è venuta creandosi un’associazione che ha individuato in tale vigilanza e della volontà di vedere restituito il Teatro alla cittadinanza i propri legittimi e sacrosanti obiettivi.
Il fatto che la presidenza della Fondazione TRA e la stessa amministrazione comunale abbiano identificato in quel nuovo sodalizio di scopo un nemico da tacitare, anziché un potenziale e valido collaboratore critico -pur senza sorprendermi, stante l’irrespirabile clima generale non solo alessandrino di questi mesi e fino all’altro giorno- mi ha profondamente deluso.
Sottolineo solo due ulteriori aspetti, che mi paiono particolarmente inquietanti e inaccettabili. Il primo, pubblico, è che, per otto mesi esatti dalla forzata chiusura, non sia stato collocato all’esterno dell’edificio del teatro –retto da una guida che ha sempre accordato una rilevanza persino ossessiva ai nodi della Comunicazione e dell’Immagine…- uno straccio di manifesto, cartello o semplice foglietto che spieghi con doverosa trasparenza ai cittadini o anche ai semplici passanti ignari, come, quando e perché la struttura sia inaccessibile e oscurata da un’interminabile, misteriosa quarantena. Questa reticenza, tanto grave quanto autolesionista, pare il contenitore e l’emblema di numerose altre, sistematiche, registrate al riguardo in numerose sedi e occasioni da ottobre ad oggi.
Il secondo, in parte privato -ma altrettanto seriamente “pubblico”- è l’inaudito e provocatorio allontanamento della professoressa Piera Rosi dal suo storico incarico di consulente esterna dell’istituzione per il settore del Teatro Scuola. L’unica sua “colpa” –non attribuitale peraltro esplicitamente nella secca e arrogante missiva di congedo- è con tutta chiarezza quella di essere stata la portavoce designata dell’associazione “Ridatecilteatro” alla conferenza stampa di autopresentazione del 27 gennaio scorso. Si dà il caso che, ove non trattenuto quel giorno in altra città da accertamenti clinici in corso, fosse stato richiesto inizialmente dall’associazione a chi scrive di sostenere quel momentaneo ruolo. L’avrei accettato, come Piera, in perfetta buona fede e convinzione: persuaso quanto lei di fare così l’interesse della città e del suo Teatro, e non il contrario. Sarei stato sicuramente colpito dallo stesso fulmine inesorabile che sé è abbattuto su Piera: fondatrice e presidente, non dimentichiamolo, dell’Associazione “Amici del Teatro” dal lontano 1994. Non essendosi, fortuitamente, svolti così i fatti, preferisco autofulminarmi, comminandomi la stessa punizione toccata alla collega e amica. Ricordando che, fino a prova contraria e scusandomi di involontarie eventuali omissioni, Piera Rosi ed io siamo stati gli unici due alessandrini che hanno collaborato ininterrottamente per i 34 anni della sua attività col Comunale, a titolo assolutamente volontario e disinteressato, quando non o non più investiti di incarichi istituzionali. Indipendentemente dall’identità e dai colori politici di tutti gli amministratori e i dirigenti di volta in volta succedutivisi, e in piena intesa con ciascuno loro.
Per quanto mi riguarda (come ho già dichiarato pubblicamente il 21 febbraio) ritroverò tale disponibilità il giorno successivo a quello in cui Piera Rosi sarà stata reintegrata nel suo incarico, che le è valso in questi tre decenni un’autorevolezza e una considerazione nazionali, di cui anche l’ente ha largamente goduto, in quel non facile settore.
So benissimo, va da sé, che nell’attuale situazione questo miracolo di riesame sereno e non pregiudiziale di persone, fatti, meriti e demeriti appare purtroppo impensabile. Ma, pur incombendo l’anagrafe, non dispero nel futuro. Il tempo, nonostante tutto, qualche volta riesce ancora a tentare di essere galantuomo.
Nuccio Lodato
Sarebbe anche troppo facile soffermarsi a riepilogare i molteplici risvolti negativi che la situazione è venuta presentando, a partire dal week-end nero del 2-3 ottobre -con la nona edizione del festival “Ring!” traslocata in corso d’opera- a tutt’oggi. Non lo rifaccio, sia perché mi pare che i mezzi di comunicazione cittadini stiano mantenendo un’adeguata attenzione dialettica sui fatti (e sui non fatti) in svolgimento, sia perché è venuta creandosi un’associazione che ha individuato in tale vigilanza e della volontà di vedere restituito il Teatro alla cittadinanza i propri legittimi e sacrosanti obiettivi.
Il fatto che la presidenza della Fondazione TRA e la stessa amministrazione comunale abbiano identificato in quel nuovo sodalizio di scopo un nemico da tacitare, anziché un potenziale e valido collaboratore critico -pur senza sorprendermi, stante l’irrespirabile clima generale non solo alessandrino di questi mesi e fino all’altro giorno- mi ha profondamente deluso.
Sottolineo solo due ulteriori aspetti, che mi paiono particolarmente inquietanti e inaccettabili. Il primo, pubblico, è che, per otto mesi esatti dalla forzata chiusura, non sia stato collocato all’esterno dell’edificio del teatro –retto da una guida che ha sempre accordato una rilevanza persino ossessiva ai nodi della Comunicazione e dell’Immagine…- uno straccio di manifesto, cartello o semplice foglietto che spieghi con doverosa trasparenza ai cittadini o anche ai semplici passanti ignari, come, quando e perché la struttura sia inaccessibile e oscurata da un’interminabile, misteriosa quarantena. Questa reticenza, tanto grave quanto autolesionista, pare il contenitore e l’emblema di numerose altre, sistematiche, registrate al riguardo in numerose sedi e occasioni da ottobre ad oggi.
Il secondo, in parte privato -ma altrettanto seriamente “pubblico”- è l’inaudito e provocatorio allontanamento della professoressa Piera Rosi dal suo storico incarico di consulente esterna dell’istituzione per il settore del Teatro Scuola. L’unica sua “colpa” –non attribuitale peraltro esplicitamente nella secca e arrogante missiva di congedo- è con tutta chiarezza quella di essere stata la portavoce designata dell’associazione “Ridatecilteatro” alla conferenza stampa di autopresentazione del 27 gennaio scorso. Si dà il caso che, ove non trattenuto quel giorno in altra città da accertamenti clinici in corso, fosse stato richiesto inizialmente dall’associazione a chi scrive di sostenere quel momentaneo ruolo. L’avrei accettato, come Piera, in perfetta buona fede e convinzione: persuaso quanto lei di fare così l’interesse della città e del suo Teatro, e non il contrario. Sarei stato sicuramente colpito dallo stesso fulmine inesorabile che sé è abbattuto su Piera: fondatrice e presidente, non dimentichiamolo, dell’Associazione “Amici del Teatro” dal lontano 1994. Non essendosi, fortuitamente, svolti così i fatti, preferisco autofulminarmi, comminandomi la stessa punizione toccata alla collega e amica. Ricordando che, fino a prova contraria e scusandomi di involontarie eventuali omissioni, Piera Rosi ed io siamo stati gli unici due alessandrini che hanno collaborato ininterrottamente per i 34 anni della sua attività col Comunale, a titolo assolutamente volontario e disinteressato, quando non o non più investiti di incarichi istituzionali. Indipendentemente dall’identità e dai colori politici di tutti gli amministratori e i dirigenti di volta in volta succedutivisi, e in piena intesa con ciascuno loro.
Per quanto mi riguarda (come ho già dichiarato pubblicamente il 21 febbraio) ritroverò tale disponibilità il giorno successivo a quello in cui Piera Rosi sarà stata reintegrata nel suo incarico, che le è valso in questi tre decenni un’autorevolezza e una considerazione nazionali, di cui anche l’ente ha largamente goduto, in quel non facile settore.
So benissimo, va da sé, che nell’attuale situazione questo miracolo di riesame sereno e non pregiudiziale di persone, fatti, meriti e demeriti appare purtroppo impensabile. Ma, pur incombendo l’anagrafe, non dispero nel futuro. Il tempo, nonostante tutto, qualche volta riesce ancora a tentare di essere galantuomo.
Nuccio Lodato