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Il Tanaro, questo sconosciuto. Una lezione per gli alessandrini
Storia e geografia del fiume con gli Amici del Borgo Rovereto. Da via d'acqua a fiume slegato dalla città. Un tempo si vedevano barche per il trasporto delle merci, mulini e traghetti
Storia e geografia del fiume con gli Amici del Borgo Rovereto. Da via d'acqua a fiume slegato dalla città. Un tempo si vedevano barche per il trasporto delle merci, mulini e traghetti
Dall’alluvione del 1174 durante l’assedio del Barbarossa a quella del 1994 il fiume Tanaro ha sempre fatto sentire la sua presenza nel territorio alessandrino. Una vera e propria lezione di storia e di geografia locale ieri sera al chiostro di Santa Maria di Castello con l’Associazione Amici del Borgo Rovereto che ha organizzato un incontro con Claudio Zarri, insegnante di lettere in pensione e esperto di storia locale, e Giorgio Hanau, appassionato di geografia, dedicato al fiume che attraversa la città.
Il professor Zarri ha illustrato il legame storico tra il fiume e il territorio alessandrino. Porti, traghetti, mulini fissi e nantanti, attività di pesca hanno sempre animato il Tanaro e non mancavano le attività sportive, come quelle che si svolgevano al Circolo Canottieri nato nel 1890. “Certo che ora, con i muri che sono stati costruiti per la difesa dalle alluvioni, questo legame non esiste più” ha detto Zarri.
Il fiume è sempre stato anche una via d’acqua importante: fin dal Medioevo infatti era più conveniente e più comodo spostare le merci sulle barche piuttosto che sui carri. Anche le persone si spostavano sul corso d’acqua e, a tal proposito, sono nate leggende quali quella dell’abate di Novalesa che nell’XI secolo avrebbe attraversato le acque come Mosè.
Numerosi i traghetti nell’Alessandrino, l’ultimo dei quali ha terminato la sua attività a Montecastello negli anni 60 del secolo scorso.
Praticamente tutti scomparsi i ponti dell’età romana e medievale. Per quanto riguarda i mulini, Claudio Zarri ha ricordato che appartenevano soprattutto alle famiglie benestanti della città e all’ospedale e alcuni erano anche nel centro di Alessandria, alimentati da canali che derivavano le acque dal Tanaro o dal Bormida.
Infine il ricordo dei burcè, le tipiche barche da fiume lunghe circa 8 metri e col fondo piatto: i costruttori più esperti erano a Bassignana.
Giorgio Hanau ha invece tracciato il profilo geografico del bacino del Tanaro. “Ci sono dubbi addirittura sull’origine e sulla lunghezza: non c’è accordo, infatti, sulla denominazione del luogo dove nasce, Alpi Liguri o Marittime, e sui chilometri del corso d’acqua. La misura più accreditata pare essere 276 km” ha illustrato Hanau che ha concluso proiettando alcune immagini della Valle Tanaro.
Dal pubblico non poteva mancare una domanda sull’abbattimento del ponte Cittadella ma i relatori hanno detto che la serata ha solo un contenuto storico e informativo e che i problemi della sicurezza sono di competenza dei tecnici e le scelte sono materia dei politici.
Il professor Zarri ha illustrato il legame storico tra il fiume e il territorio alessandrino. Porti, traghetti, mulini fissi e nantanti, attività di pesca hanno sempre animato il Tanaro e non mancavano le attività sportive, come quelle che si svolgevano al Circolo Canottieri nato nel 1890. “Certo che ora, con i muri che sono stati costruiti per la difesa dalle alluvioni, questo legame non esiste più” ha detto Zarri.
Il fiume è sempre stato anche una via d’acqua importante: fin dal Medioevo infatti era più conveniente e più comodo spostare le merci sulle barche piuttosto che sui carri. Anche le persone si spostavano sul corso d’acqua e, a tal proposito, sono nate leggende quali quella dell’abate di Novalesa che nell’XI secolo avrebbe attraversato le acque come Mosè.
Numerosi i traghetti nell’Alessandrino, l’ultimo dei quali ha terminato la sua attività a Montecastello negli anni 60 del secolo scorso.
Praticamente tutti scomparsi i ponti dell’età romana e medievale. Per quanto riguarda i mulini, Claudio Zarri ha ricordato che appartenevano soprattutto alle famiglie benestanti della città e all’ospedale e alcuni erano anche nel centro di Alessandria, alimentati da canali che derivavano le acque dal Tanaro o dal Bormida.
Infine il ricordo dei burcè, le tipiche barche da fiume lunghe circa 8 metri e col fondo piatto: i costruttori più esperti erano a Bassignana.
Giorgio Hanau ha invece tracciato il profilo geografico del bacino del Tanaro. “Ci sono dubbi addirittura sull’origine e sulla lunghezza: non c’è accordo, infatti, sulla denominazione del luogo dove nasce, Alpi Liguri o Marittime, e sui chilometri del corso d’acqua. La misura più accreditata pare essere 276 km” ha illustrato Hanau che ha concluso proiettando alcune immagini della Valle Tanaro.
Dal pubblico non poteva mancare una domanda sull’abbattimento del ponte Cittadella ma i relatori hanno detto che la serata ha solo un contenuto storico e informativo e che i problemi della sicurezza sono di competenza dei tecnici e le scelte sono materia dei politici.