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Come cambia la città: lo stadio Moccagatta
Gli esordi di una squadra senza stadio, quando lo sport era semplice
Gli esordi di una squadra senza stadio, quando lo sport era semplice
La società di calcio alessandrina, tuttavia, esisteva già dal 1912, nonostante la mancanza di una struttura idonea. Le prime partite venivano giocate nello sconnesso campo di legno della Piazza d’Armi Vecchia, ovvero l’odierna Piazza Matteotti. Con l’avvento della Grande Guerra ci si trovò obbligati ad utilizzare un rettangolo erboso ricavato fra le casematte della Cittadella. Nel biennio 1918-19 lo spazio scelto fu quello invece del campo Sportivo Militare, posizionato a nord della Piazza d’Armi Nuova (il campo d’aviazione) ed originariamente realizzato dai prigionieri austriaci internati in città. Poi nel 1919 nacque il campo degli Orti, fra le attuali via Vinzaglio, via Donizetti , via Poligonia e viale Milite Ignoto, chiamato dai tifosi il “pollaio”, perché qui le squadre avversarie venivano metaforicamente spennate come polli.
Leggere le iniziali vicende di questa piccola società, che in realtà percorrerà poi percorsi importanti (ricordiamo che l’Alessandria fu in serie A e diede i natali a grandi campioni, primo fra tutti il Golden Boy Gianni Rivera), fa pensare ad un senso dello sport purtroppo spesso perduto, offuscato dai miraggi del denaro e del guadagno facile. Lo spirito sportivo si nutre di cose semplici, ma preziose: il coraggio, l’intraprendenza, la costanza, il sacrificio. Tutto ciò che mette l’uomo alla prova con se stesso e con i suoi limiti, in maniera genuina ed educativa.
Questo non può che essere un valore aggiunto per gli abitanti di una comunità, nella quale come vediamo non sono mancati esempi positivi e significativi di “sportività”, ieri come oggi (citiamo Valeria Straneo, ottava nella maratona alle ultime Olimpiadi di Londra). Anzi, a pensarci bene, potremmo addirittura accorgerci che proprio sulla base di quei valori Alessandria potrebbe trovare la grinta necessaria a risollevarsi e ricominciare a correre.