Approvato il piano di riequilibrio. La Giunta: “Alessandria volta pagina”
Piano da 75 milioni di euro che impegnerà la città per i prossimi 20 anni tra tagli e recupero evasione
ALESSANDRIA – Settantacinque milioni da recuperare in 20 anni, da qui al 2039. E’ quanto prevede il piano di riequilibrio votato ieri sera, dopo una seduta fiume del consiglio comunale, preceduto da tre commissioni consiliari, con 18 voti a favore della maggioranza, 6 no (Pd, Movimento 5 Stelle e Lista Rossa), 1 astenuto (Emanuele Locci).
“Alessandria volta pagina” dice l’assessore al Bilancio Cinzia Lumiera. L’amministrazione, con il piano, fa ‘tabula rasa’ dei debiti e mancati accantonamenti pregressi, chiedendo alla città sacrifici, in termini di tagli dei servizi, ma promettendo “chiarezza” e una riorganizzazione complessiva, che parta da una maggiore efficienza.
“Il piano è un atto di responsabilità, unica strada per evitare un nuovo dissesto”, dicono sindaco e assessore. E, ancora, si torna a discutere, tra maggioranza ed opposizione, del dissesto dichiarato nel 2012 dalla giunta di Rita Rossa, dei bilanci falsi della giunta di Piercarlo Fabbio, per arrivare ai 46 milioni mai accantonati dal governo Rossa (con l’approvazione dei revisori dei conti e il silenzio assenso del ministero) che sono cresciuti, oggi, a 75 milioni, “in via prudenziale”, perché gli organi di controllo contabile suggeriscono ulteriori accantonamenti.
Il buco potrebbe essere anche minore, si dice in aula. Lo si scoprirà solo strada facendo. Perché “il piano di riequilibrio non è un bilancio, non sono neppure i 10 comandamenti scolpiti sulla pietra”, dice il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Potrà essere cioè modificato, pur restando tra i paletti dei 75 milioni da recuperare.
La strada passa inevitabilmente dai tagli: quelli del 5% su tutti i contratti di servizio in essere (dallo sgombero neve, ai trasporti, al taglio erba). La misura del 5% è contenuta nel decreto crescita del governo Lega-Movimento 5 Stelle, lo stesso decreto che stanzia per Alessandria 20 milioni di euro, 10 milioni nel 2020, altri 10 nel 2021, in conto capitale, da spendere cioè per investimenti (ancora da individuare nel dettaglio, anche se un’idea di dove spenderli la Giunta ce l’ha già, dice Lumiera).
Dove prendere 75 milioni (suddivisi in 1.109.313,66 euro nel 2019; 3.497.662,48 euro nel 2020; 3.497.662,48 euro nel 2021; 3.938.467,63 all’anno dal 2022 al 2039) per tornare con i conti a posto? Principalmente dal recupero dell’evasione e dagli introiti delle sanzioni, sul fronte delle entrate; dai tagli e risparmi sul fronte delle uscite. Gli accertamenti delle tasse non pagate (Tari e Imu) ammontano a 15.215.674 dal 2016 al 2019; ne sono stati riscossi 3.290.113 (di cui 1.747.000 solo nel 2019).
Le sanzioni da infrazioni semaforiche previste per l’anno in corso sono 2,6 milioni, che cresceranno in via previsionale, a 6,2 milioni nel 2020, 6 milioni nel 2021, 4 milioni nel 2022. L’aumento è determinato dall’istallazione di sei nuovi sistemi di rilevamento di infrazioni a sei incroci. Nelle previsioni, i nuovi sei apparecchi avrebbero dovuto entrare già in funzione quest’anno. Ma così non è stato. Anzi, un ulteriore ritardo è stato determinato dall’annullamento della gara, riproposta solo ieri, che si concluderà a settembre. Lo stesso dirigente di settore Alberto Bassani ammette che non sarà possibile confermare la somma di 2,6 milioni a fine 2019.
E’ quindi un piano che nasce già zoppo, secondo la minoranza. “Si tagliano servizi e si vende ai privati”, rileva il capogruppo Michelangelo Serra. E’ infatti previsto un ampio ricorso al partenariato pubblico/privato sulla gestione – ad esempio – degli impianti sportivi e dei cimiteri.
“E’ un piano in cui non ci sono indirizzi politici, ma solo numeri”, dice Vittoria Oneto, del Pd.
Sulla mano leggera della politica nella redazione del piano insiste anche Emanuele Locci, che alla fine si asterrà. “Se si vuole davvero voltare pagina, ripartiamo dalla politica”, dice Locci che, cogliendo il suggerimento di Mauro Bovone (Forza Italia) suggerisce, tra le altre cose, un rimpasto di giunta, oltre ad una profonda riorganizzazione della macchina comunale.